Prima di essere la maschera della Commedia dell’Arte che tutti conosciamo, Pulcinella nasce nella cultura degli Etruschi come semidivinità che ascolta i morti per parlare ai vivi, portando messaggi dall’Oltretomba: il nostro Pulcinella riceve l’incarico di prelevare dalla reggia Sarchiapone, il giovane bufalo salvato da Tommaso poco prima di morire. Abbiamo immaginato un viaggio dei due verso una nuova destinazione, la Tuscia, durante il quale l’animale riesce magicamente a raccontarci la propria storia. Il lavoro di scrittura della fiaba è avvenuto sul campo, durante il compimento di questo viaggio, rispondendo agli stimoli dell’ambiente. Quando poi siamo arrivati a destinazione, da Gesuino, un pastore dell’Alto Lazio, questi ci ha fornito un’ulteriore connessione tra fiaba e realtà. Di fronte all’offerta di tenere con sé un bufalo scampato al degrado e portato fin lì da Pulcinella, ci ha proposto per Sarchiapone un finale tragicamente reale: l’animale non può scampare al suo destino di schiavo degli uomini, che ne decidono a piacimento la sorte. E quindi di nuovo la morte, stavolta rituale, sacrificale, ma comunque la morte dell’animale.
tratto da “CIÒ CHE FU È SEMPRE PERDUTO ED È L’IMPOSSIBILE CHE DESIDERIAMO”
Conversazione con Pietro Marcello e Maurizio Braucci